Chamula




Nel libro di Rosario Castellanos (Il libro delle lamentazioni) Sì narra tra le varie cose di una chiesa dedicata a San Giovanni Battista, frequentata dagli indios tzotzil in cui cattolicesimo e riti ancestrali si fondono. E' una chiesetta in un paesino diroccato e di campagna a circa 20 min d'auto da San Cristobal. Ci sono andato a piedi dall'università che e' sulla strada in circa 1 ora di camminata un po' in salita ma in un ambiente agreste arcaico ed estremamente silenzioso, solo i suoni ovattati della natura. Non capisco perché le guide non lo consigliano. L' ho scoperto da me e a caso. Volevo andare a Chamula perché incuriosito dal libro e guardando Google map ho deciso che ci sarei andato a piedi. E così e' stato. La chiesetta e' buia con centinaia di candele accese. Per terra il pavimento e' ricoperto dalle foglie appuntite e profumate di un tipo di pino su cui sono accovacciate intere famiglie tzotzil con gallina al seguito (per il sacrificio) che pregano a loro modo: accendono le candele le spruzzato col posh (una specie di tequila) in modo che le fiamme scintillino e dicono i loro riti propriziatori. E' tassativamente vietato scattare foto e usare il cellulare e su questo i nativi sono intransigenti. La chiesa non e' più cattolica da quando la comunità indigena uccise il prete che voleva annullare la loro cultura: la Castellanos nel libro rende bene la contraddizione e la drammaticità dell'incontro scontro tra i riti antichi della Selva e la religiosità cattolica dei bianchi (i conquistadores).

Per arrivare a Chamula ho camminato per una strada poco frequentata che attraversa borghi microscopici di due o tre baracche. Ho incontrato donne con la gonna nera pelosa e blusa tradizionale decorata che si occupavano di zappare o lavare i panni nel fiume (cime mia madre da ragazzina) o cucinare. Tanti bambini di ritorno da scuola. Impossibile fotografare loro e gli adulti. Ero veramente combattuto. Appena tocchi la macchina fotografica si girano e si coprono, gli uomini ti guardano seri, e il no e' così fiero e deciso (così lo interpreto io) che non ho più avuto voglia di provarci. Del resto ero lo straniero, bianco, vestito come un pirla dal loro punto di vista, l'erede dei conquistadores. Qui da sempre i nativi vivono in una grande comunità radicata profondamente: molte insurrezione della storia sono partite da qui, marce violente in cui i bianchi coletos (i ricchi) sono stati fatti letteralmente a pezzi e le case distrutte. Detto questo i tempi son cambiati e i bambini studiano spagnolo a scuola e sono sorridenti e parlano e scherzano. Le madri sembrano sempre anziane, ma poi guardandole bene, ci si accorge della giovinezza dei tratti. Il vestito tradizionale comporta un corpetto stretto che tiene su il seno a sfidare la gravità. Ci sono spesso bambini attaccati o legati alla schiena come in tante altre culture del mondo (e pure da noi negli ultimi anni e' diventato di moda il marsupio per i neonati).

Il quadretto per il turista e' spiazzante: intere famiglie che zappano e coltivano la terra con gruppetti di 2 o 3 bambini di pochi anni che stanno lì vicini seduti e guardano tranquilli; l'erba da brucare per le capre nere e' come quella del golf, bassa, verde, omogenea, sembra finta; case poco più dignitose di baracche; uomini in moto e auto con altoparlante che in tzotzil annunciano chissà cosa; un venditore di pannocchie cotte (buone!) lungo la strada circondato da donne e ragazzini affamati. E' spiazzante perche' la natura e' rigogliosa, bella, ricca; la zona e' fortunata per via del turismo e delle tante persone che bazzicano per il Chiapas e San Cristobal, ma tutto sembra rimasto all'epoca del libro della Castellanos: una buona dose di ritualità e caos, modernità persa nel quotidiano faticare, pregare e distruggersi con l'alcool (non e' raro vedete ubriachi per terra che dormono). Boh. qualcosa (molto) mi sfugge.

Nel centro di Chamula stanno facendo quello che nella mia via di Monza fanno, ovvero riqualificazione dei marciapiedi e della strada. Tutto rigorosamente a mano, nessuna traccia di ruspa. Pala e picconi e solo un taglia pietra elettrico per sagomate le pietre da incastrare e cementato. Gli operai mi sembrano poco più che ragazzini, ma poi un gruppetto di bambini mi saluta e mi chiede da dove vengo e io chiedo loro l'età e mi dicono 16 anni! Ok, ho capito: le età qui hanno percorsi diversi.
 












 



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